Orario aperitivo.
Le luci accese del bar illuminano i tavolini ben disposti nello spazio compreso tra il lungo bancone e le vetrate, che guardano sulla strada principale e sul piazzale della Chiesa.
Da qui si riesce a vedere la maestosità del grande campanile di Vigodarzere, forse uno tra i più alti d’Italia, decapitato in tempo di guerra ma poi ricostruito il quale silenziosamente, veglia sulle vite di tutte le persone che camminano per le strade del paese.
Oggi sembra un giorno di festa e si respira. Il momento della scarcerazione è giunto, dopo i soliti giorni in cui il paese si ritrova a essere un ospedale a cielo aperto, ecco che arriva l’annuncio della zona giallo diarrea, “manco fossimo dei stupidi imbriaghi co l’anello al naso” dice Toni. Un tizio rumeno risponde ridendo, “Toni un poco ubriaco sei” e poi in un mezzo dialetto “a quanto sito arrivato oggi?”. Il bar è pieno e si nota la voglia di stare insieme, di parlare senza maschera, di bere e ridere. Oggi va bene così. Ogni tanto il brusio delle chiacchiere viene interrotto da qualche grossa risata a crepapelle ma Toni ha poca voglia di parlare. Guarda fuori, forse orgoglioso del suo paese, ogni tanto gira gli occhi sul bicchiere quasi vuoto, lo riempie, e trinca qualche ombra. Al solito dopo aver fatto benzina, rialza la testa perdendo lo sguardo verso la strada.
Da un altro tavolo si sente chiaramente “non ci avrete mai”. Una signora passa davanti al bar, ormai è buio. Questa è Vita.


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