Toni gira con la bicicletta. Nonostante la veneranda età lui va per le strade del paese e può, dopo anni di scorribande, asserire di conoscerle tutte, dalla prima all’ultima.
Può raccontare nei minimi dettagli i cambiamenti di un paese che oggi disconosce per tutto ciò che non è riuscito a diventare.
Ricorda la vecchia scuola dove lui ha studiato, con le grandi porte e la sua architettura imponente e orgogliosa. La vecchia scuola appunto. “Quea sotto le belle arti e poi par na magia della amministrazione di allora, buttata zo come quando si taglia un albero”. Alla guida del paese in quell’anno c’era “se a memoria no me tira brutti schersi” un certo Ranzato, forse “democrasia cristiana” ma di cristiano non c’era nulla.
L’amico di Ranzato deve costruire, il sindaco “sara do occi”, stringe un pò di mani e fa qualche accordo e il gioco è fatto.“Schei”.
Possiamo fare tutti i discorsi che vogliamo, azzuffarci per un rigore non dato o sparlare contro il politico della parte avversa ma quello che guida il mondo “Ze i schei”: PUNTO.
Il bar, ora gestito da Antonio un cinese anonimo che cerca di parlare dialetto veneto, nell’anno della demolizione della scuola lo chiamavamo tutti “Bazea”. “Ndemo da Bazea” a giocare con i videogiochi o a biliardo nella sala superiore. “Adesso ghe ze asporto”. E comunque a Toni piace andare in bici, con tutta calma. Prende in mano il manubrio della sua “graziella” rossa fa due passi guardando il marciapiede e poi, raccogliendo tutte le forze che ha, salta sulla sella nuova e comincia a pedalare. È orgoglioso della sua sella morbida, “quea de prima iera dura pa el cueo”. Prende quasi sempre la strada più lunga per tornare a casa. Una strada fatta a serpente, dice lui, non ancora asfaltata ma va bene così. Non c’è quasi mai nessuno e proprio per questo si gode il silenzio dei campi, lo strepitio delle ruote sui sassi, il canto dei passeri e quella veduta “dea natura” che altrimenti non si vedrebbe prendendo un’altra strada. Sono le otto di sera e Toni è quasi arrivato a casa ma non credo abbia tutta questa voglia di tornare. L’effetto delle ombre circola ancora nel suo vecchio corpo, ha vinto anche “l’influensa” di cui tutti parlano solo con “latachipirina”, e riesce ancora a pedalare. Questa sera c’è la luna, appoggia un piede a terra e si ferma a guardarla. Nel ricordo della vecchia scuola digrigna i denti e stringe i pugni: “i schei i schei, sti maedeti schei” Alla prossima.
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