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El coprifuoco - Toni -

“Quanto beo ze ‘ndare in giro dopo chel casso de coprifuoco”. Seduto al solito posto c’è Toni in gran forma. Sono entrato da solo nel bar del paese da circa dieci minuti, incontrando gli sguardi di tanti conoscenti intenti a chiacchierare delle solite cose, quelle dell’ultimo anno per intenderci. Toni dice che ci hanno fatto il lavaggio del cervello, “co sta televisione che parla de morte tuti i giorni”, con questi giornali che scrivono sempre le solite cose, dice. “Sono talmente disgustato - la frase in veneto è piuttosto colorita - che ho chiesto al cinese del bar, Antonio, di non comprare più i quotidiani ma qualche rivista da “ridare” perché altrimenti diventa tutto un mortorio.” Quel giovedì, giorno in cui la piazza si riempie di banchi e banchetti, qualcuno scherzando palesava l’idea di far comprare ad Antonio qualche giornalaccio per adulti. Ma il buon Antonio borbottando qualche parola in un italiano improbabile, continuò a spillare prosecco senza curarsi delle chiacchiere in dialetto, incomprensibili anche per i più esperti del genere.

“Sto bar pare che sia diventà un ospedale, na farmacia, un posto pa maeai de mente”. E ancora “ciò rumeno anca ti te parli de mae” e lui “Toni sta buono e bevi el vino”.

Toni è impavido..

Il vecchiardo, con il ghigno di chi la sa lunga, racconta delle sue scorribande a due ruote oltre il cosiddetto coprifuoco, “queo del cts e de speransa “. Ogni volta che Toni rammenta il cognome del finto ministro, gli scappa da ridere e grida forte spinto dal rosso, “i se o ga scelto proprio ben”, tradotto: “se lo sono scelti proprio bene”.

Racconta che con la sua bicicletta ben lucidata e con la sella nuova, verso mezzanotte in paese non si trova nessuno per la strada, c’è solo silenzio. Si può pedalare anche seguendo la linea bianca di mezzeria. Si può osare ciondolando a destra e a sinistra della strada, senza che qualche auto o camion ti prenda sotto. Toni è uscito molto spesso dopo il coprifuoco e racconta che ad un certo punto ascoltando tutto quel silenzio, pare di sentire sussurrare. A tal proposito su questo argomento, durante una discussione con il parrocco del paese, Toni dichiarò con fermezza che quel “parlar piano” non poteva essere di Dio. E mentre il Don sosteneva con calma evangelica, citando le scritture e spiegandogli che quell’alito di vento impercettibile era la presenza di Dio, Toni aveva già dimenticato il motivo di quella discussione.

Dai pettegolezzi di paese si capisce che Toni ha un conto in sospeso con Dio ma non si lascia mai andare quando si tratta di Lui.

Intanto lui il coprifuoco l’ha violato. Toni che il coprifuoco l’ha vissuto veramente durante la guerra, pensa che “si diventai un popoeo de piegore” e ha ragione.



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